Shabbàt

Il giorno che dà senso a tutti gli altri

Rabbinato centrale Milano

Halakhà

5. Gli obblighi – Il Bet Hakkenèset e l’òneg shabbàt

Tratto da “Le basi dell’ebraismo” – Morashà, 2013

oneg shabbat

Anche la tefillà di shabbàt è caratterizzata da canti e aggiunte dedicati al giorno particolare. La tefillà di ’Arvìt è anticipata dalla Kabbalàt shabbàt – accoglienza dello shabbàt, a cui ci rivolgiamo come se fosse una sposa (lekhà dodì).

La ’Amidà di tutte le tefillòt di shabbàt, contiene un brano, sempre diverso, che celebra la santità del giorno.

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6. Gli obblighi – La Havdalà

Tratto da “Le basi dell’ebraismo” – Morashà, 2013

Havdala 3

Il termine Havdalà significa separazione. È un breve rito che si compie al termine (“uscita”) dello shabbàt quando nel cielo notturno sono uscite almeno tre piccole stelle. Non si ha, né si deve mostrare premura nello staccarsi dallo shabbàt e riprendere le attività dei giorni feriali: per questo motivo l’orario di uscita dello shabbàt e di Yom Tov viene stabilito qualche minuto dopo l’uscita delle tre stelle.

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7. I divieti – Le 39 melakhòt

Tratto da “Le basi dell’ebraismo” – Morashà, 2013

39 melakhot

Come deve essere osservato lo shabbàt per poter essere sicuri che il suo fine sublime si traduca in realtà nell’anima ebraica? La risposta della Torà è inequivocabile: astenendosi dall’operare. È evidente che “l’opera” o, per usare il termine che appare nella Torà, la melakhà non si identifica assolutamente con uno sforzo o con un esercizio fisico.

Per comprenderne meglio il significato bisogna ricorrere alla tradizione orale. È meglio non usare i termini di lavoro o attività, che creano confusione, e attenersi al termine tecnico di melakhà.

Una chiara valutazione della natura della melakhà è di vitale importanza per una vera comprensione dello shabbàt come la Torà stessa intende che sia osservato e come esso è difatti osservato tutt’oggi dagli ebrei che vogliono rispettare la loro grande eredità. Leggi tutto ›

L’orologio di shabbàt

Tratto da “Alef-Dac 9” – 1981-82

Rav Menachem Emanuel Artom z”l

Timer Shabbat

A che serve e come si usa uno strumento indispensabile in una casa osservante

È ben noto che, tra i vari divieti vigenti nello Shabbath, vi è quello di accendere e spegnere fuochi e lumi. Al tempo stesso, la tradizione ebraica-rabbinica (a differenza di quella samaritana e di quella caraitica) dà grande importanza al fatto che le case siano illuminate diShabbath, meglio e con maggiore festività che non nei giorni feriali, tanto che l’accensione dei lumi sabbatici è considerata una Mitzwàla cui esecuzione è accompagnata da una speciale formula di ringraziamento (Berakhà).

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Eruv – I confini del trasporto

Tratto da “Alef-Dac 10” – 1982

Rav Menachem Emanuel Artom

Eruv

Durante il Sabato il trasporto di oggetti è vietato. Questo pone grossi problemi in casa e fuori. In quale modo vengono risolti. Una delle norme meno note nell’osservanza dello Shabbath e, diciamolo pure, di quelle più difficilmente comprensibili, è quella riguardante il “tiltul”, letteralmente “smovimento” e che ha come argomento lo spostare oggetti da luogo non aperto al pubblico ‘”reshuth ha-jachid”) a luogo aperto al pubblico (“reshuth ha-rabbim”) o ad esso assimilato, o all’interno di uno di questi ultimi. Le regole su questo argomento sono estremamente complesse e minuziose ed in un breve articolo come questo non possono esservi che note sommarie ed indicative, ben lungi dall’essere complete ed esaurienti.

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