Pinechàs 5773

“L’Eterno parlò a Moshè dicendo: Le figlie di Tzelofchàd dicono il giusto …” (Bemidbàr 27, 6).
Rabbi Mordechai Ghifter commenta questo verso dicendo: “Quando qualcuno dice qualcosa di giusto, costui va incoraggiato dicendoglielo”. Hashem non solo era d’accordo con la richiesta delle figlie di Tzelofchàd, ma le gratifica per aver detto una cosa giusta. Questo insegnamento vale ancora di più nel rapporto tra genitori e figli, dove spesso per il genitore è più facile sottolineare l’errore dando per scontato il comportamento corretto del figlio.
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Balàk 5773

“… Mi hai dovuto battere ormai tre volte?…” (Bemidbàr 22, 28).
Il grande commentatore della Torà Rabbi Shlomò Itzhaki, conosciuto con il suo acronimo come Rashì, commenta questo verso dicendo: ”Ecco tu vieni a chiedere di estirpare e distruggere il popolo che festeggia i Shalosh Regalim – le tre grandi ricorrenze”. Il commento Peninim Yekarìm riporta il Midràsh: “Il Santo Benedetto Egli Sia, domandò a Bilàm: se tu maledirai Israele allora chi osserverà la Torà? Bilàm gli rispose: Io la osserverò. Allora disse il Santo Benedetto Egli Sia: Israele festeggia i Shalosh Regalim – le tre grandi ricorrenze ogni anno, e in quelle occasioni compiono il precetto del pellegrinaggio a Gerusalemme. Questo precetto tu non lo puoi mettere in pratica poiché sei cieco da un occhio e zoppo in una gamba, e chi è infermo è esente dall’adempimento di questo precetto”.
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Chukkàt 5773

” … Priva di difetti, sulla quale non sia mai stato posto un giogo” (Shemòt 19, 2).
Il grande Chozè di Lublin diceva riguardo a questo verso: Colui che vede se stesso “privo di difetti” come se fosse già arrivato alla completezza senza aver più nessuna mancanza è questo per lui un segno evidente che non ha ancora acquisito “‘òl malkùt Shamaìm – il giogo divino”. Se questo avesse invece un poco di òl malkùt Shamaìm su di sé, avrebbe compreso che ancora egli non è altro che imperfezione.
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Kòrach 5773

“Moshè udì e cadde con il viso a terra …” (Bemidbàr 16, 4).
I Maestri si domandano per quale motivo dopo le numerose proteste, Moshè Rabbènù “cadde con il viso a terra”, perché proprio in questa occasione la reazione di Moshè è di totale scoraggiamento. Quando si inizia a sostenere e ad argomentare che tutti gli uomini sono uguali Santi e consacrati, in quello stesso istante, Moshè Rabbènù cade con il volto a terra, perché lui sa quanto sia difficile arrivare ad un livello di santità.
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Shelàch Lekhà 5773

“… Davanti ad essi ci sembrava di essere piccoli come cavallette” (Bemidbàr 13, 33).
I Maestri ci insegnano che se lo spirito di un uomo è basso, ed egli stesso si considera una nullità, questi assume l’aspetto e la forma del suo pensiero. Così che anche agli occhi di chi ci vede veniamo considerati come delle nullità. Ed è per questo che il grande commentatore Rabbì Shlomò Itzhaki, conosciuto con il suo acronimo come Rashì, commenta questo verso dicendo: “E tali dovevamo apparire ai loro occhi”.
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