Il quarto comandamento
Tratto da “Asseret Hadibberot – Le dieci parole”

“Ricorda il giorno dello Shabbat per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera. Ma il settimo giorno è Shabbat per il Signore tuo D-o.
Non farai alcuna opera – tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo servo, la tua serva, il tuo animale ed il forestiero all’interno delle tue porte – per sei giorni il Signore creò il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che era contenuto in essi, si riposò nel settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno dello Shabbat e lo ha santificato”
Ramban spiega la posizione dello Shabbat nella sequenza dei Comandamenti: primo il Signore ci ha comandato di credere nella Sua esistenza, nel Suo ruolo di Creatore che conosce, capisce ed in quanto Onnipotente controlla gli eventi; poi il Signore ci ha comandato di adottare lo Shabbat come un vivido segno e perpetuo riconoscimento che Lui soltanto ha creato ogni cosa.
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Lo Shabbàt non è una domenica che cade di sabato
Tratto da “Le Dieci Parole – Haim Baharier”, San Paolo 2011

Lo Shabbàt, la domenica degli ebrei, non è una domenica che cade di sabato.
Ricorda il giorno di Shabbàt per santificarlo. Sei giorni lavorerai e svolgerai tutta la tua opera. E il settimo giorno sarà Shabbàt per Ado(n)ài il tuo Elo(h)ìm; non svolgerai alcuna opera, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva, e il tuo bestiame, e il tuo straniero che è entro le tue porte. Perché per sei giorni Ado(n)ài ha plasmato i cieli e la terra, il mare e tutto quanto in essi, e il settimo giorno si è riposato; pertanto Ado(n)ài ha benedetto il giorno di Shabbàt e lo ha santificato.
Nella promessa accolta al midbàr dai reduci d’Egitto, lo Shabbàt è ricordato come memoria della Genesi. Quarant’anni dopo, in prossimità di Canaan, davanti a un popolo composto da pochi veterani e molti figli del deserto, Mosè legittima la promessa dello Shabbàt in termini diversi: Leggi tutto ›
Sabato: architettura del tempo
Tratto da “Il Sabato – Abraham Joshua Heschel”, Garzanti 2001

Prologo – Architettura del tempo
La civiltà tecnica è la conquista dello spazio da parte dell’uomo. È un trionfo al quale spesso si perviene sacrificando un elemento essenziale dell’esistenza, cioè il temp0. Nella civiltà tecnica, noi consumiamo il tempo per guadagnare lo spazio. Accrescere il nostro potere sullo spazio è il nostro principale obiettivo. Tuttavia, avere di più non significa essere di più: il potere che noi conseguiamo sullo spazio termina bruscamente alla linea di confine del tempo: e il tempo è il cuore dell’esistenza.[1]
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Bar Yochai e l’anno fatto solo di sabati
Tratto da “Alef-Dac 28” – 1985
Giacoma Limentani
Quand’è che basta allungare una mano per trovare già pronto di che saziarsi e dissetarsi?

Quando spadroneggiavano in Terra Santa, ai Romani non piaceva molto che gli ebrei studiassero la propria legge e osservassero le proprie feste. Essi pensavano, non a torto, che lo studio della Torà e l’osservanza soprattutto del Sabato, impedivano agli ebrei di assimilarsi agli altri popoli. Siccome volevano che si assimilassero meglio per poterli dominare, molto spesso proibivano l’insegnamento della Torà pena la morte. Incuranti del pericolo, i nostri maestri continuarono a insegnare di nascosto, e fra essi spicca Rabbi Shimon bar Jochai, che rimase nella sua scuola insieme col figlio Eleazar, finché entrambi non furono denunciati e costretti a nascondersi per sfuggire al patibolo.
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La Havdalà: il ritorno alla normalità
Tratto da “Alef-Dac 4” – 1980
Rav Riccardo Di Segni

Soltanto in quest’epoca dominata dalla tecnologia il sabato impone un’alternativa che consente di non rimanere schiacciati dalle macchine e dalle produzioni dell’uomo, e di diventare padroni di sé recuperando la vera dimensione dell’essere. Ma lo Shabbàth dura 25 ore e, dopo, la vita normale ricomincia. Un rifiuto tanto radicale dell’uso della macchina, imposto dalla regola sabbatica, sembrerebbe contenere una condanna assoluta, un giudizio negativo tendente a condizionare tuta l’attività lavorativa. In realtà non è così, o almeno non in termini assoluti. Il problema però esiste e, quando il Sabato finisce e sta per iniziare un nuovo periodo di lavoro, si ripropone con maggiore insistenza. Con quale spirito ricominciare? Il rito dell’havdalàh e i suoi simboli rispondono con precisione a questi interrogativi.
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