Shabbàt

Il giorno che dà senso a tutti gli altri

Rabbinato centrale Milano

Pensiero

Le caratteristiche dello Shabbàt

Rav Scialom Mino Bahbout

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Tra le seicentotredici mitzvoth, lo shabbath occupa un posto di rilievo che non ha eguali per l’importanza che esso ha sempre avuto sia nella tradizione normativa ed aggadica che nella vita ebraica della famiglia e della Comunità ebraica.

I Maestri affermano che sarebbe sufficiente che tutto Israele osservasse due sabati consecutivi per far venire il Messia. Tuttavia, poiché conoscevano bene le difficoltà connesse con un’osservanza completa dello shabbath, affermano che piu’ di quanto Israele abbia osservato (shamàr) il Sabato, il Sabato ha conservato (shamàr) Israele. Leggi tutto ›

La consacrazione del tempo e dello spazio (Beshallach 5765)

Jonathan Pacifici – www.torah.it

Tabernacle

Questa derashà è dedicata a mia moglie Solenne Rivkà, infermiera, che stravolge il giorno con la notte, lo Shabbat con il Yom Chol, nella grande mizvà del pikuach nefesh, che precede ogni altra mizvà della Torà.

 “Guardate che il Signore ha dato a voi lo Shabbat e perciò Egli vi dà al sesto giorno cibo per due giorni; risiedete ognuno al suo posto e non esca nessuno dal proprio posto nel settimo giorno.” (Esodo XVI, 29)

“Non esca nessuno dal proprio posto: non deve uscire dal proprio posto per ricercare il proprio sostentamento, perché ecco che da ieri l’ho preparato per lui.” (Chizkuni in loco)

I grandi miracoli dell’apertura del Mare, che compaiono all’inizio della nostra Parashà, ci distolgono spesso da una lettura attenta del resto di essa. Ci occuperemo questa settimana del primo incontro ‘halachico’, quello con lo Shabbat. Sebbene lo Shabbat venga menzionato nella Creazione, e venga poi codificato con la promulgazione del Decalogo e la ricezione della Torà tutta, esso viene in qualche modo anticipato con la discesa della manna. In effetti le prime disposizioni relative allo Shabbat compaiono proprio nella nostra Parashà relativamente al divieto di uscire a raccogliere la manna di Shabbat, manna che comunque non scende nel settimo giorno.

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Il pidocchio dello Shabbat (Vajerà 5773)

Jonathan Pacifici – www.torah.it

pidocchio

“E apparve a lui il Signore nel querceto di Mamrè, [mentre] egli siede alla porta della tenda, per la calura del giorno.” (Genesi XVIII, 1).

Già in passato, ed in particolare nella derashà del 5769, abbiamo visto come la dimensione della visione nella sua bipolarità (vedere ed apparire) sia un importante filo conduttore per la nostra parashà e ciò è chiaramente anticipato nel nome della parashà.

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Il thum (limite) dello shabbat (Vaishlach 5761)

Jonathan Pacifici – www.torah.it

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“E giunse Jacov integro alla città di Shechem che è nella Terra di Kenaan nel suo venire da Padan Aram e si accampò dinanzi alla Città. Ed acquistò la parte del campo nella quale aveva piantato lì la sua tenda dalla mano dei figli di Chamor, padre di Shechem per cento monete. E piantò lì un altare e chiamò: ‘Iddio è D-o di Israele!’.” (Genesi XXXIV, 18)

“e si accampò dinanzi alla Città…:…ma nelle parole dei nostri Maestri, sia il loro ricordo di benedizione: ‘Giunse col calar del sole e stabilì i limiti quando era ancora giorno, da qui si impara che Jacov nostro padre osservava lo Shabbat prima ancora che fosse stato dato.’” (Radak in loco citando Bereshit Rabbà 79,6)

I Nostri Saggi insegnano che le opere dei Padri sono un segno per i figli. La vita dei patriarchi è un modello in miniatura della vita del popolo d’Israele. Il rientro di Jacov in Erez Israel dopo il confronto con Lavan ed Esav è altamente simbolico dell’Uscita dall’Egitto e del confronto con Faraone ed Amalek. Come Israele (il popolo), Israele (l’uomo) supera queste due prove ed abita nelle Succot della protezione Divina.

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Jacov e lo Shabbat (Vaishlach 5771)

Jonathan Pacifici – www.torah.it

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“E giunse Jacov integro alla città di Shechem che è nella Terra di Kenaan nel suo venire da Padan Aram e si accampò dinanzi alla Città. Ed acquistò la parte del campo nella quale aveva piantato lì la sua tenda dalla mano dei figli di Chamor, padre di Shechem per cento monete. E piantò lì un altare e chiamo: ‘Iddio è D-o di Israele!’.” (Genesi XXXIV, 18)

Nella derashà su Vaishlach del 5761 abbiamo ricordato come secondo il Midrash, Jacov giunga a Shechem di venerdì, giusto in tempo per fissare il tchum, il limite invalicabile che definisce il luogo nel quale si è scelto di trascorrere lo Shabbat. Questo insegnamento parte dalla interpretazione della parola accamparsi, vajchan, che contiene le lettere della radice “nun” “chet” che indica il riposo dello Shabbat, ma anche la grazia del popolo ebraico.

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