Shabbàt

Il giorno che dà senso a tutti gli altri

Rabbinato centrale Milano
SH-Pensiero

Shabbat: cessazione (?)

shabbatLa più importante di tutte le feste ebraiche è quella che ricorre al termine di ogni settimana: lo Shabbat. Questo è un giorno consacrato rispetto agli altri e questa consacrazione è antica come il mondo, perché risale proprio alla creazione: il settimo giorno infatti D-o cessò di creare e la parole “cessare” si dice Shavat.

Appena dopo la fuga dall’Egitto, D-o ordinò al popolo di distinguere lo Shabbat dagli altri giorni: nel deserto infatti dava doppia razione di manna solo di venerdì perché di sabato non ne dava ed essa durava due giorni (mentre di solito ammuffiva dopo un giorno di conservazione). Così il popolo veniva educato per fare i preparativi dello Shabbat. La Torah ripete spesso questo comandamento e lo presenta come un segno eterno del patto tra D-o e il popolo ebraico. La non osservanza dello Shabbat è una delle più gravi colpe che l’ebreo possa commettere.

Lo Shabbat deve costituire una pausa dalle occupazioni quotidiane e più si rende diverso quel giorno dagli altri più si raggiunge lo scopo che è quello di ricordare la sovranità di D-o nell’Universo, l’uguaglianza di tutti i popoli di fronte a lui e l’elezione di Israele come popolo il cui compito è diffondere la sua parola.

Non lavorando di Shabbat si dimostra di sapere che tutto ciò che si “possiede” in realtà appartiene a D-o e l’ebreo ha l’obbligo di non adoperare tutto ciò che D-o gli ha messo a disposizione. Non vi è alcuna differenza nell’obbligo dell’osservanza del giorno di cessazione: tutti devono riposare, siano essi uomini o donne, proprietari o dipendenti, anche gli animali. Tutti gli oggetti che profanano lo Shabbat non devono nemmeno essere toccati e in questo giorno tutti gli esseri umani, poveri o ricchi, diventano uguali perché vivono tutti nello stesso modo. Lo Shabbat inizia il venerdì sera e finisce il sabato sera.

Le attività vietate durante lo Shabbat (melachòt) sono scritte nella Torah e riguardano soprattutto attività agricole, domestiche, di tessitura, cucitura, filatura, di accensione e spegnimento del fuoco, di preparazione dei cibi, di trasporto di oggetti dalla propria casa all’esterno e viceversa, di viaggio oltre una certa distanza e di commercio. Per “aggirare” in un certo senso il divieto di trasporto e di viaggio sancito nella Torah alcune città o villaggi dove vivono molti ebrei sono circondati da una corda, l’erùv, rendendo quel luogo unito.

E’ vietato anche far fare queste melachot ad altre persone, anche se non ebree.

Oltre che con l’astensione dai lavori vietati, lo Shabbat viene celebrato con particolari distinzioni nel cibo e nell’abbigliamento. Inoltre si studia la Torah in gruppo. Prima dell’entrata dello Shabbat si accendono due candele le quali potranno rimanere accese fino a quando non si spegneranno da sole. Sia il pasto del venerdì sera che quello del sabato a pranzo devono essere abbondanti: sulla tavola ben apparecchiata devono essere presenti due hallòt sane (un pane fatto a treccia per poter fare la benedizione del pane, hallà al singolare), il bicchiere del Kiddùsh, il vino kosher e del sale.

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