Shabbàt

Il giorno che dà senso a tutti gli altri

Rabbinato centrale Milano

Amos Oz

Una storia di amore e di tenebra

Tratto da “Una storia di amore e di tenebra – Amos Oz”, Feltrinelli 2003

Israele Indipendenza

La sera dello Shabbat vennero nonno e nonna, venne anche Liienka, amica di mamma, con il suo paffuto marito, il signor Bar Samka che aveva il viso coperto da una barba grigia, spessa e riccioluta come quelle spazzolette di ferro che servono per pulire le pentole. Aveva anche delle orecchie strane, diverse fra loro per misura: sembrava un cane da pastore quando ne drizza una e tiene bassa la compagna (perciò storpiavo apposta il suo nome, lo chiamavo Bar Mar Samka invece di Mar, “signor”, Bar Samka, sulle orme di papà che una volta o due scherzando l’aveva chiamato, ma non in sua presenza, Mar Bar-Bar-Hana).

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Perché riposare il settimo giorno

Tratto da Kolot del 21/06/2010

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Davide Frattini

Judith Shulevitz ricorda il valore religioso del non lavorare, senza limiti confessionali

La luce tinta miele del tramonto inghiotte il traffico e il rumore. La regina Shabbat scende su Gerusalemme senza proclami. Accompagna il silenzio e il riposo intimati (garantiti) da quel «ricordati del giorno di sabato per santificarlo». Sotto il comandamento vengono salvaguardate tutte le creature, come prescrivono i versi dell’ Esodo: «Tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te».

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