Chi non lavora non fa festa
Tratto da “Il giornale Per Noi” (Midrashim, Morashà – 1996)
Raccontato da Giacoma Limentani – Illustrato da Emanuele Luzzati
Al tempo della dominazione romana viveva in Palestina un grande rabbino che si chiamava Shim’òn bar Yochài. A Rabbì Shim’òn non piaceva come i romani amministravano il paese, era stanco dei loro soprusi, delle loro tasse e del loro modo di concepire la vita e non ne faceva mistero. La voce si sparse, giunse all’orecchio dell’imperatore e l’imperatore romano lo condannò a morte insieme a suo figlio Rabbì Eliézer.
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Bar Yochai e l’anno fatto solo di sabati
Tratto da “Alef-Dac 28” – 1985
Giacoma Limentani
Quand’è che basta allungare una mano per trovare già pronto di che saziarsi e dissetarsi?
Quando spadroneggiavano in Terra Santa, ai Romani non piaceva molto che gli ebrei studiassero la propria legge e osservassero le proprie feste. Essi pensavano, non a torto, che lo studio della Torà e l’osservanza soprattutto del Sabato, impedivano agli ebrei di assimilarsi agli altri popoli. Siccome volevano che si assimilassero meglio per poterli dominare, molto spesso proibivano l’insegnamento della Torà pena la morte. Incuranti del pericolo, i nostri maestri continuarono a insegnare di nascosto, e fra essi spicca Rabbi Shimon bar Jochai, che rimase nella sua scuola insieme col figlio Eleazar, finché entrambi non furono denunciati e costretti a nascondersi per sfuggire al patibolo.
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