Shabbàt

Il giorno che dà senso a tutti gli altri

Rabbinato centrale Milano
SH-Bambini

Questo mondo e il mondo a venire

Tratto da “Pirkè Avot: la Mishnà spiegata ai ragazzi – Micol Nahon”,  Litos 2013

‘Olam hazè e ‘olam habbà

Olam Haba

È scritto nei Pirkè Avot: Egli (Rabbì Ya’akov) diceva: “È preferibile un’ora sola di pentimento e di buone azioni in questo mondo a tutta la vita futura; ma una sola ora di beatitudine nel mondo futuro è preferibile a tutta la vita di questo mondo”(Cap.4 mishnà 17).

L’autore di questa mishnà, Rabbì Ya’akov, fu il maestro di Rabbì Yehudà Hanassì. Qui si cerca di individuare le differenze tra questo mondo, ‘olam hazè e il mondo a venire, ‘olam habbà. Il primo è il luogo dell’azione in cui l’uomo può raggiungere la completezza attraverso la teshuvà; il secondo, invece, è il mondo della ricompensa e del godimento spirituale, del quale l’uomo può partecipare a seconda del comportamento che ha tenuto in questo mondo.

All’inizio l’autore afferma che è meglio un’ora di pentimento qui piuttosto che tutta una vita nel mondo a venire, perché lì non si può più migliorare ma si prende solo la ricompensa per quello che si è già fatto. Nella seconda parte del testo, invece, si dice esattamente il contrario, ossia che è preferibile anche una sola ora nel mondo futuro, in cui si è esenti da ogni preoccupazione e si deve solo godere dello splendore della Shechinà, della Presenza Divina.

Come i sei giorni della settimana e lo shabbat

È scritto che lo shabbat è me’en ‘olam habbà, una sintesi del mondo futuro e che è un assaggio dell’era messianica[1]. La Torà ci dice nei dieci comandamenti di ricordare e di osservare lo shabbat per distinguerlo dagli altri giorni e di non fare nessun lavoro in esso perché come Hashem ha creato il mondo in sei giorni e poi si è riposato, così noi lavoriamo durante i sei giorni e il settimo ci riposiamo. Innanzitutto è un po’ strano che il Signore, Onnipotente, abbia bisogno di riposare dopo aver creato il mondo con la parola. Evidentemente si tratta qui di un altro tipo di riposo che noi siamo tenuti a rivivere ogni settimana. Rashì ci chiarisce le idee commentando l’espressione “per sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera”(Shemot 20:9), e dicendo che in realtà significa che quando arriva shabbat, dobbiamo sentirci come se tutta le nostra opera sia conclusa. Dobbiamo quindi entrare in una dimensione di appagamento in cui non dobbiamo essere preoccupati per quello che non siamo riusciti a concludere o per quello che ancora dobbiamo fare, ma ci è richiesto di godere di quello che abbiamo. Più o meno lo stesso sarà nel mondo futuro, quindi i sei giorni della settimana e questo mondo sono funzionali allo shabbat e al mondo futuro, più ci impegneremo durante questo periodo più riusciremo a godere nell’altro.


[1] In realtà “era messianica” e “mondo futuro” secondo la maggior parte dei commentatori non sono esattamente la stessa cosa.

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