Shabbàt

Il giorno che dà senso a tutti gli altri

Rabbinato centrale Milano
SH-Parashòt

Vayikrà 5766

“L’Eterno chiamò Mosè…” (Vayikrà 1, 1). La parol
la “vayikrà” con cui comincia la parashà è scritta
con una
alef più piccola rispetto alle altre lettere. Secondo
Rabbènu Yaakov ben Ashèr, conosciuto come Bal Haturl
rim, Mosè desiderava che la parola “vayikrà” fosse scritta
nello stesso modo con cui il Signore si espresse nei riguardi
di Bilàm, cioè senza la alef finale (“vayiker”) (Bemidbàr 23,
4): questa espressione indica una rivelazione casuale. Mosè
pensa che anche questa rivelazione in questa parashà sia
casuale, egli infatti non ritiene di essere degno di un’attl
tenzione particolare da parte di Dio. Il Signore invece fa
aggiungere la alef alla parola, per indicare che non si tratta
affatto di una rivelazione casuale e che il rapporto con Mosl
shè è ben diverso da quello con Bilàm. La alef è però scritta
più piccola per ricordare l’umiltà di Mosè.

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